Shantarakshita - Padmasambhava - Trisong Detsen
Il primo guru indiano a visitare il Tibet fu Shantarakshita.
Secondo i Blu Annali, il re Khri lde gtsug btsan aveva già fatto costruire numerosi Vihara ed invitato alcuni monaci buddisti dalla Cina a predicare il Dharma in Tibet.
Egli stesso onorò la Dottrina, ma il suo potente primo ministrò vanificò i suoi sforzi espellendo i monaci dal paese, trasformando i Vihara in macelli e facendo deportare l’immagine di Buddha, che si trovava a Lhasa, fino al villaggio di Khirong, al confine col Nepal.
Il re tentò ripetutamente di richiamare i monaci cinesi, inviando alla corte imperiale due suoi fidati emissari; Sang shi e gSal snang. La loro missione non ebbe successo, e fu loro detto che il Tibet era il campo d’azione di un solo particolare Maestro, la sola persona che avrebbe potuto avere una possibilità di fare accettare ai tibetani l’ordinazione nel Sangha, e questo Guru era il Maha Upadhyaya Shantarakshita.
gSal snang fu dunque inviato a cercare il Maestro, che incontrò in Nepal e con il quale ebbe lunghe conversazioni sul Dharma; insieme si accordarono per diffondere la parola di Buddha in Tibet. Successivamente gSal snang si recò a Bodhgaya e ritornò poi in Tibet senza Shantarakshita. Questa sua manchevolezza venne punita dal re che mandò alla ricerca del Guru, un altro suo fido ed una volta che l’upadhyaya giunse in Tibet, il re, abbastanza inspiegabilmente, lo sottopose ad una verifica da parte dei suoi ministri.
Essi domandarono a Shantarakshita quale fosse la sua dottrina, al che egli rispose che la sua Dottrina era da seguire solo se la sua correttezza era stata provata dal ragionamento; tutto ciò che non soddisfacesse il raziocinio doveva essere rigettato. Questa risposta fu riferita al re e questi allora lo invitò nel suo palazzo a Samye, dove Shantarakshita espose al re molte dottrine, comprese quella delle dieci virtù e quella dei diciotto elementi.
Ma gli dei e i demoni del Tibet divennero irati, così continua il racconto dei Blu Annali: una carestia si abbatté sul paese, il palazzo reale fu trascinato via da un’alluvione e una grande epidemia causò molte sofferenze. Questi avvenimenti incoraggiarono i ministri, già contrari al Buddismo e variamente coinvolti con il culto sciamanico, a richiedere l’espulsione del Guru dal paese.
Shantarakshita stesso ammise la sua impossibilità di convincere i tibetani della bontà della dottrina buddista dicendo: ”Andrò in Nepal, gli asura, cioè i demoni, del paese delle nevi sono seccati e scontenti. Nel paese di Jambudvipa (India), c’è un grande Matrin, cioè un Saggio eloquente, di nome Padmasambhava.
È
lui la persona che dovete invitare, inviate subito qualcuno a cercarlo.” Quando
Shatarakshita raggiunse il Nepal trovò che Padmasambhava risiedeva momentaneamente
in quello stesso paese. I messaggeri del re gli comunicarono subito l’invito
di recarsi in Tibet e il Matrin accettò. Sul suo cammino ebbe un assaggio delle
difficoltà che lo aspettavano, perché le dodici dee guardiane cercarono di fermarlo,
ma egli le sottomise, le convinse a convertirsi e a diventare da allora in poi
guardiane della dottrina. Il suo viaggio continuò tra molti altri incidenti
causati dalle divinità sciamaniche o dagli sciamani stessi che non volevano
perdere la loro influenza, ma il Maestro ebbe ragione di tutti gli attacchi
ed arrivò a Samye, dove nel 787 pose le fondamenta del primo monastero tibetano.
Il
monastero di Samye venne perciò inaugurato nell’anno 791, alla presenza del
Maha Upadhyaya Shantarakshita, richiamato in Tibet, e durante i riti di consacrazione
anche la statua di Buddha deportata a Khirong, fu installata nel tempio di Phrul
snang.
Il
vihara, costruito sul modello a forma di mandala del famoso tempio e università
buddista indiana di Odantapura o Otantapuri, è ricordato come essere il
primo fondato in Tibet, deducendo che il racconto dei vihara fatti costruire
dal re Khri lde gtsug btsan, come riportato nei BLU ANNALI, si riferiva probabilmente
a piccoli templi e reliquiari.
Il
monastero, appartenente alla scuola non riformata dei Nyng
ma pa era già in rovina agli inizi del novecento, pochi monaci ancora vi
abitavano e molti templi erano già in stato di abbandono; l’invasione cinese
portò a termine la distruzione bombardandolo e saccheggiandolo durante l’invasione
degli anni sessanta.
Si
può concludere la storia della prima diffusione del Dharma in Tibet, riconoscendo
che il re Khri srong lden btsan agì come Protettore e sovrano illuminato “Dharmaraja”,
Shantarakshita come Eccellente Maestro ”Maha Upadhyaya”, mentre Padmasambhava
agì come portatore della conoscenza ”Vidyadhana” e come esorcista tantrico.
Si
ricorda inoltre che dei tre lignaggi di ordinazione esistenti in Tibet, Shantarakshita
fa parte del primo di essi, derivando dall’Acarya Nagarjuna
(II° secolo A.D.), attraverso Bhavya, Shrigupta, Jñanagarbha e Shantarakshita
stesso.
(continua)..