KAGYUPA

 

      

 

Tilopa, Naropa, Marpa e Milarepa

Contemporanea ai Kadampa è l’istituzione dell’indirizzo Kagyupa, “Eredi del diretto insegnamento di Buddha”, che dà particolare importanza alle pratiche yoga della Mahamudra, riallacciandosi al Siddha indiano Naropa, di cui fu allievo C’os kyi blo gros di Mar, meglio conosciuto come Marpa, o lotsava di Mar.

L’allievo più importante di questo Maestro e traduttore fu Milarepa, le cui famose  poesie mistiche  erano scritte sul modello del Dahakosha, nel quale i Siddhi indiani avevano illustrato le tesi della loro scuola e il modo per raggiungere l’estasi.

 

LA STORIA DEL LIGNAGGIO KARGYUDPA, LA SUA TRASMISSIONE E LA BIOGRAFIA DEI PRINCIPALI MAESTRI.

La scuola Kargyu dedica particolare importanza alle esperienze tantriche e alle pratiche yoga della Mahamudra e si riallaccia al Siddha indiano Naropa, che è il terzo nella trasmissione del lignaggio, preceduto dal suo maestro, Tilopa e da Vajradhara, considerato il Buddha nel suo aspetto tantrico. Dopo Naropa inizia la serie ininterrotta di Guru tibetani, con il di lui discepolo Marpa e continua con Milarepa e Gampopa e con Dusum Khyenp, che inizierà il lignaggio dei Karmapa.

 


BIOGRAFIA DEL VENERABILE TRADUTTORE MARPA DI LOBRAGPA, CONOSCIUTO ANCHE COME DWAGSPO KARGYU.

Marpa (1012-1079) abbracciò il buddismo molto giovane e studiò il sanscrito con Lama Drogmi, fondatore dell’ordine dei Sakya. Rivelò subito una precoce attitudine per la professione di traduttore ed una predisposizione allo studio, che lo induce a scambiare tutte le sue proprietà terrene con dell’oro, con cui avere la possibilità di iniziare il viaggio per l’India, nella ricerca di testi da tradurre in tibetano.
Partito in compagnia di un amico, il consueto e più agevole itinerario, condusse i due giovani uomini in Nepal, ove incontrarono due discepoli di Siddha Naropa. Essi furono molto impressionati dai due discepoli, che esprimevano una conoscenza profondamente legata alla pratica.
Dopo un lungo e difficile viaggio verso l’India, Marpa fu condotto direttamente da Naropa che lo accettò come suo figlio spirituale e gli trasmise gli insegnamenti. Marpa, in ringraziamento gli offrì tutto il suo oro. Per sedici anni Marpa ricevette da Naropa iniziazioni e insegnamenti conseguenti, ma questi non fu l’unico maestro.
Jnanagarbha gli trasmise il Guhyasamaja Tantra, e dal famoso Maitripada, altro discepolo di Naropa, apprese il sistema completo della Mahamudra.

Dopo aver trascorso un periodo nei luoghi di cremazione, com’era uso per gli Yogi indiani, Marpa ritornò in Tibet, dedicandosi alla traduzione in tibetano dei numerosi testi manoscritti in sanscrito che aveva portato con sé dall’India.
A Lhobrag fondò una comunità agricola e un monastero, sposò Dagmena che lo rese più volte padre. Divenne un famoso traduttore e un maestro con un ristretto e selezionato gruppo di discepoli.

Marpa intraprese un secondo viaggio in India per raccogliere ancora nuovi insegnamenti e al suo ritorno accettò Milarepa fra i suoi discepoli.
Su richiesta di quest’ultimo, che in sogno era stato sollecitato ad apprendere il Drong Jug, Marpa tornò per la terza ed ultima volta in India per cercare questo testo, che insegna il trasferimento della coscienza in altri corpi, detto anche Yoga della Trasmutazione, utilizzato per rianimare i cadaveri. Di Tilopa si racconta infatti che rianimasse i pesci da lui pescati nel fiume, e molti dei suoi ritratti lo rappresentano con un pesce in mano).

In India incontrò Dipankara Atisha, che lo informò che Naropa era sul punto di lasciare la terra, malgrado ciò appena giunto in India orientale fu in grado di avere un incontro miracoloso col suo maestro che gli apparve in sogno per trasmettergli gli insegnamenti che cercava.
Marpa si era sempre servito dei sogni e dei presagi per comprendere ed intervenire in situazioni complicate. Fu un maestro difficile, famoso per i sui scatti d’ira e altresì conosciuto ed amato per i suoi momenti di improvvisa generosità e di buon umore.
Nei Blu Annali la biografia di Marpa inizia dicendo che, a causa della sua natura di bambino disubbidiente e impertinente, gli fu proibito di entrare nelle case che non fossero quelle del suo maestro e di un amico. Il padre pensò che l’unico modo per farne un uomo rispettoso fosse quello di spedirlo a studiare lontano. Lo mandò appunto dal Venerabile Dromi con molti doni, tra i quali un buon cavallo con una sella fatta di legno di acacia. Il Venerabile maestro gli insegnò il sanscrito, ma per continuare gli studi quest’ultimo voleva un’ammontare ancora maggiore di doni e perciò Marpa pensò che, dal momento che le dottrine del maestro originavano dall’India, poteva andare esso stesso a cercarle in quel paese. Prima però passò tre anni in Nepal per acclimatarsi all’acqua e al clima e nel frattempo ascoltò molti insegnamenti da maestri sia nepalesi che indiani, che usavano soggiornare nella valle di Kathmandu. Proprio un nepalese lo condusse in India da Naropa, al quale fu presentato dal novizio (shramanera) Prajnasingha.

I Blu Annali specificano che Marpa ebbe la possibilità di ottenere da Naropa le iniziazioni al ciclo di Hevajra e ricevette istruzioni di Tantra, Sadhana e i precetti segreti del grado di Sampannakrama. Gli Annali non specificano quanto si fermò Marpa in India quella prima volta. Dicono che ritornò in Tibet e con vari mezzi si procurò altro oro per tornare in India e ricontattare Naropa. Dopo una lunga ricerca, durante la quale incontrò alcuni Siddha, dai quali ottenne molti insegnamenti, finalmente trova Naropa, che però disprezza l’oro che Marpa gli offre, dicendo che tutta la Terra è d’oro, cercando in questo modo di rimuovere l’ignoranza dalla mente di Marpa e di dischiuderla alla luce della Saggezza.

I blu Annali sono molto corretti e puntigliosi circa i modi in cui Marpa raccolse l’oro durante il suo primo rientro in Tibet: dicono che richiedesse dieci “srangs” d’oro per ogni rito di protezione richiesto per i bambini e che si fece pagare molto oro per un’iniziazione richiesta da un suo stretto familiare che aveva peraltro appena scoperto una miniera d’oro. Che le proprietà terrene non fossero disdegnate da Marpa emerge anche molto chiaramente in tutta la sua interazione con Milarepa, ma dobbiamo precisare che ormai gli insegnamenti di Dharma sia in India che in Tibet venivano ottenuti pagando un alto prezzo in doni materiali e non solo con la completa sottomissione del discepolo al maestro. Naropa, rifiutando l’oro di Marpa, cerca di far sorgere in lui la comprensione che la ricerca della conoscenza non doveva essere subordinata alla possibilità di offrire o trarre da essa benefici materiali.

I Blu Annali dicono che al suo secondo ritorno in Tibet aveva quarantadue anni e che allora si sposò con Damena ed ebbe altre otto mogli che erano, insieme a Damena, le sue Mudra, cioè le sue compagne tantriche.

Dopo si ricorda un altro viaggio in India per incontrare Maitripada e con lui studiare la Mahamudra, della quale, grazie alle qualità suo maestro, ottenne una comprensione intuitiva e non solo concettuale. Altre due volte si recò in Nepal per ricercare insegnamenti e diverse dottrine da differenti maestri.

Diffuse gli insegnamenti esoterici tra i suoi quattro principali discepoli e distribuì loro le varie e sante reliquie che aveva portato con sé dall’India.

Nell’anno del Bue di Fuoco Femmina 1097 abbandonò le sue spoglie mortali, all’età di ottantasei anni, dopo aver saldamente stabilito la nascita dell’Ordine dei Kargydpa in Tibet.

I suoi principali discepoli furono:

Jetsun Milarepa, che ricevette gli insegnamenti del Fuoco Mistico, gli abiti che erano appartenuti a Naropa e il cappello di Maitripada.

Ngochu Dorje, che ricevette gli insegnamenti Tantra, i Sei Ornamenti di ossa umane che costituiscono la dotazione del maestro tantrico e il cucchiaio sacrificale e il mala di rubini che erano stati di Naropa.

Tsurto Wangye, che ricevette gli insegnamenti del trasferimento di Coscienza, le reliquie dei capelli e delle unghie di Naropa, le preziose pillole e l’ornamento del capo con le immagini dei cinque Dhyani Buddha.

Meton Tsongpo, che ricevette gli insegnamenti della Chiara Luce, il Dorje e Drilbu (scettro e campana) di Naropa, unitamente al damaru (doppio tamburo rituale) e ad una coppa per libagione ricavata da una conchiglia d’ostrica.

Bibliografia:
The Blue Annals – G. Roerich - Delhi 1988
Die religionen Tibets – G. Tucci – Stuttgart 1970
Karmapa – N. Douglas, M. White – Paris 1979

 

30 giugno 2004, Giovanna & Max DP
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